Fu per puro caso, un incontro inatteso
nei colori caldi e netti di un pomeriggio estivo andaluso.
Stava lì, imponente, ansimante, potente e fiero,
ma al contempo solo, fragile e inconsapevole del suo possibile destino.
Incrociando il suo sguardo penetrante col mio,
sembrava dirmi: io sono, esisto, sto per la vita,
e "quando tutto ciò in cui speravamo sembra finire in nulla, ci siamo riavuti".
E così... ecco "i miei Tori"!
Giuseppe Patane'
"Il pittore non deve dipingere quello che vede,
ma quello che si vedrà."
Paul Valéry
Sin da epoche remote, nei paesi dell'area del Mediterraneo, il toro è stato al centro di varie espressioni e simbologie. In Egitto il toro celeste, adorato a Menfi come dio Api, personificava la forza divina che si rinnova continuamente nella natura. Nella mitologia greca lo stesso Zeus assunse le sembianze di un toro per rapire la principessa fenicia, Europa, portandola a Creta attraverso il mare. Così proprio a Creta, nella civiltà minoica, il toro divenne tema centrale: nel palazzo di Cnosso (sec. XV a. C.) un meraviglioso affresco ci mostra la venerazione del toro attraverso un salto acrobatico, probabilmente rituale, di un uomo sul toro: un gioco pacifico, sebbene è probabile che in seguito il toro sia stato sacrificato. Più tardaè la cruenta corrida spagnola , dalle incerte origini storiche, dove sembra prendere vita l'ancestrale lotta tra l'uomo e l'animale: oggi gli animalisti e non solo, ritengono insostenibile tale barbarie!
video - Giuseppe Patane' - Palermo - Finissage "10"
Il toro approda nei bestiari medievali cristiani dopo essersi liberato dai condizionamenti delle antiche mitologie; talvolta fu un essere fantastico, il toro alato. Animale sacrificale per eccellenza, fu simbolicamente identificato con Cristo, offertosi in sacrificio sulla croce per gli uomini. Divenne anche attributo iconografico dell'evangelista Luca. Più di recente, da Goya a Picasso , la tauromachia ha attraversato la storia dell'arte regalandoci capolavori grafici e pittorici straordinari: il tema ha quindi ispirato l'artista catanese Giuseppe Patane', il quale lo ha elaborato in modo personalissimo con forza non disgiunta da eleganza. Egli, senza trascurare la sua principale attività di fashion designer (ecco emergere l'eleganza di cui si diceva) è passato alla pittura inserendosi di recente e con disinvoltura nell'ambiente dell'arte figurativa: dipingere comunque è stata sempre un'esperienza essenziale nel suo universo creativo.
Oggi assistiamo alla scelta di campo di animali da parte di alcuni artisti: forse rimpiangiamo la capacità dei nostri cugini del mondo animale di vivere in modo autentico fuori dai sempre più distorti e contorti condizionamenti delle società umane? Lontano dalle scioccanti provocazioni del britannico Damien Hirst - contestato per l'uso degli animali presentati in formaldeide -, l'artista andaluso Santiago Ydáñez ha presentato di recente a Palermo suoi dipinti nella mostra Santo Animal, nella quale affronta temi assoluti come la vita e la morte, anche attraverso il confronto umano/animale: uccelli, cani,cavalli, sono infatti messi in rapporto con figure umane. Che Patane' dipinga direttamente con le mani affrontando così il supporto pittorico senza intermediari, un corpo a corpo con la pittura, fa riflettere sul particolare tipo di gestualità che non porta ad una stesura di getto, come avviene nell'informale, bensì ad un linguaggio figurativo controllato e
fortemente coinvolgente, un modo di afferrare interamente l'oggetto raffigurato: "le mani sono le prime e le ultime antenne della ragione". Patane' usa per dipingere supporti diversi: non troviamo solo tele ma anche tessuti in jacquard o pelli di toro, ottenendo con squarci ed effetti cromatici, risultati di notevole effetto. Anche i colori usati non sono solo consueti colori ad olio o acrilici, bensì possiamo trovare calce, catrame o altro ancora. Nel dipingere egli non rinunzia alla necessità della narrazione, infatti i quadri della sua Tauromachia costituiscono frammenti di un sistema di storie, persino quando sfiora l'astrattismo: il toro nelle diverse fasi della corrida, anche quando viene annientata la sua proverbiale forza, il torero, la folla che assiste, come dimostrano anche i titoli delle opere. Nei volti troviamo tangenze proprio con i volti dipinti da Santiago Ydáñez, per quel prepotente e immanente risalto drammatico. Anche nelle opere tridimensionali di Giuseppe Patane' è sempre imprescindibile il toro, drammaticamente evocato. Legni invecchiati dal tempo, resi rugosi dalle intemperie, reggono corna taurine impreziosite dal colore verde brillante che allude ai veleni usati oggi in agricoltura. Patane' si inserisce in quella tradizione del moderno che evita di tradire la poesia insita nel
linguaggio figurale, quello che si nutre della necessaria finzione dell'immaginazione, del ramificarsi del possibile, catturandoci nella dimensione passionale di una pittura senz'altro intrigante. Il nucleo della sua narrazioneè nel mito più che nella realtà: il mito infatti, nato per ordinare il caos dei fenomeni e delle forme, affiora nei dipinti di Patane', nei quali il tessuto immaginativo, esaltato da cromie sfumate e al contempo decise, nonè mai prodotto di vuota fantasia ma lascia trasparire eventi, fatti, allusioni. Così nell'opera No Love, l'immagine metafisica di un cuore fa scattare allusioni complesse, che potrebbero tra l'altro connettersi all'arcano titolo della mostra, nel quale s'impone il numero 10 ovvero IO. Se io allude all'ego, con l'immagine taurina simbolo della forza assoluta, 10 è il numero che unisce maschile e femminile, il numero più completo e rassicurante, simboleggia l'universo, la perfezione, la vita ma anche gli opposti. Le dieci dita delle mani avviano la numerazione, dieci sono i Comandamenti di Dio, abbiamo il sistema decimale, dieci è il massimo voto nella valutazione scolastica... e infine il dieci ricorre nella vita del nostro artista, che lo considera una sorta di personale talismano.
Maria Antonietta Spadaro
(1) Il governo regionale della Catalogna aveva bandito la corrida otto anni fa, ma il divieto è stato annullato nel 2016 dalla Corte Costituzionale spagnola, affermando che la pratica è "un'espressione culturale che fa parte del patrimonio tradizionale comune". L'Onu ha quindi proposto di vietarne almeno la visione ai minori.